Spesso i giardini vengono progettati pensando al prodotto finale, una visione pittorica che il giardiniere cerca di implementare e controllare, per evitare che si possano deteriorare. L’attuale crisi ambientale è il risultato di un modo di pensare simile, il tentativo dell’uomo di imporre un controllo sull’ambiente senza riconoscere e lavorare con i sistemi naturali alla base del nostro paesaggio. In che modo le sfide del cambiamento climatico globale possono spingere il paesaggista a ri-pensare la funzione del giardino? Questa è la domanda alla base del progetto, un approccio che riduce consapevolmente il controllo del progettista sul giardino e che si interroga sulle cause e sulle possibili soluzioni del cambiamento climatico.
Il giardino nasce valorizzando il terreno in cui sorge il sito di Radicepura ai piedi del Monte Etna, unendo nuovo terriccio e alternando basalto locale, un riferimento al materiale geologico caratteristico dell’Antropocene. Ne deriva un’astrazione del paesaggio montano, dove la variabilità di aspetto, altezza ed esposizione agli elementi crea una morfologia dinamica. Durante i sei mesi di esposizione le miscele di semi cresceranno in maniera imprevedibile e anche il terreno contenuto nelle scatole si libererà in insolite forme. Attraversando l’installazione il visitatore potrà osservare l’aspetto mutevole del giardino. Il progetto stesso è un esperimento per allentare il controllo sulla vita e durabilità di un giardino, celebrandone la spontaneità e la casualità.