“Nostos” è il ritorno alla natura. Lasciare che la rivoluzione vegetale colonizzi gli spazi antropizzati.
Germoglia una nuova estetica del giardino, non più “pittoresco” ma libero dal rigoroso controllo. Il giardino del futuro accoglierà il mondo selvatico e asseconderà nuove forme spontanee e resilienti. Indagherà nuove espressioni di progetto che sappiano ispirarsi alla natura, integrandola e introducendo il “non progetto”
L’uomo lo custodisce e svolge buone pratiche per favorire l’avvento di un ecosistema autonomo. Un percorso su una superficie pavimentata spigolosa e geometrica si snoda tra piante che sembrano fuoriuscire dalle fessure degli elementi antropici. La vegetazione si insinua fra trame verdi via via più fitte, originando un climax ascendente di piante erbacee, arbustive e arboree.
Il visitatore attraversa e vive un percorso di riscoperta del suo rapporto con la natura in tre momenti in un progressivo annullamento dell’antropizzato. Come se ci si trovasse in un luogo selvatico, si è accompagnati da una sensazione di mistero e di scoperta. La natura sembra prendere il sopravvento originando un groviglio. Il visitatore alla fine del percorso non riconosce più i segni tangibili dell’uomo. La sinuosità delle forme e l’armonia di questo unicum vegetale spingono a una riflessione e a un’intima introspezione.
In quest’ultimo ambiente dominato da una Quercia, albero e seme si incontrano in un’antinomia che accentua la loro ancestrale relazione. Il seme ci racconta l’attesa. È mistero, è curiosità. Seminare è un gesto attivo, per mettere radici, per diffondere, per condividere, un atto riturale, per scrivere il futuro, guardando alle generazioni future, che il visitatore potrà compiere raccogliendo un seme e portandolo con sé.