Questo giardino esprime una rigogliosa vitalità, attrae, ma risulta impenetrabile. La sua forma non è dettata dall’ergonomia umana o dal piacere estetico; esso è un sistema vegetale completo e complesso, dove la presenza dell’uomo è superflua, infatti egli è solo uno spettatore: illuso di avervi accesso, di comprenderlo, ne percorre perpetuamente il perimetro, senza mai poterlo raggiungere.
Il giardino si compone di pochi elementi essenziali: ha una forma circolare e dimensioni sufficienti a mantenere a distanza i visitatori, incuriosendoli però con diverse visuali più o meno ermetiche, di ciò che contiene. Un denso tappeto di soffici graminacee dorate e pungenti agavi difende il centro del giardino, dove, dal suolo vulcanico nero, svetta un grande cerchio rosa acceso, alla base di cui crescono piante che ne richiamano il colore. L’elemento artificiale centrale simboleggia l’esigenza umana di racchiudere nella nostra conoscenza limitata il mondo vegetale, che è ben lontano dall’appartenerci, ancora misterioso e da cui dipendiamo completamente. Il vento, elemento imprescindibile del paesaggio, partecipa alla composizione muovendo le essenze perimetrali. Al calar del sole il cerchio, illuminato, continua ad affermare la sua presenza; piccoli punti luce si mimetizzano tra le graminacee e danno vita a un suggestivo paesaggio notturno. Estromesso dallo spazio fisico, il visitatore accede a uno spazio mentale doverivaluta il mondo vegetale, che qui ha il sopravvento: detta l’architettura, attrae ma nega l’accesso, rimane dominante e indecifrabile nonostante l’uomo cerchi invano di imporre il proprio ordine. L’unica azione possibile rimane interrogarsi: che cosa rappresenta il cerchio? È lui a imitare il colore delle piante circostanti o viceversa? È ora di ristabilire i giusti equilibri nel rapporto con le piante e di approcciarsi a loro con umiltà, rispetto e “amuranza”: solo comprendendone l’intelligenza possiamo aspirare a scoperte future inaspettate.